Uno spazio intimo, di grande spiritualità

L’anonima porta di ingresso da Vicolo Salomone Olper consente di accedere ad un luogo raccolto e familiare, arioso e allo stesso tempo intimo, di grande spiritualità. È l’atrio di ingresso alla sinagoga, dove sono visibili diverse lapidi commemorative a ricordare fatti avvenuti e personaggi significativi per la Comunità ebraica di Casale Monferrato. Proprio qui, nel luogo che da sempre ha visto gli ebrei di Casale entrare in sinagoga, trova collocazione un’opera che ha un’importante significato storico: Il Memoriale della Shoah di Antonio Recalcati.

La scultura è fissata al muro, occupa un volume di circa 3x3m, e vuole richiamare visivamente il Kotel, il Muro Occidentale dell’antico Tempio di Gerusalemme. È formata da blocchi di terracotta di forma rettangolare, da fogli in terracotta smaltati dal bianco al blu e da una lastra di vetro opaco alta e lunga nella quale sono incisi i nomi dei 59 ebrei nati a Casale Monferrato e dei 4 ebrei nati a Moncalvo deportati e morti nei campi di sterminio nazisti. In alto due date: il 1938, anno dell’entrata in vigore delle leggi razziali nell’Italia fascista, e 1943-1945, gli anni delle deportazioni.
Gli elementi di terracotta simboleggiano i blocchi di pietra con cui è costruito il Kotel, il Muro Occidentale (spesso chiamato erroneamente “Muro del pianto”), che è il cuore della spiritualità del popolo ebraico. Tra le fessure delle pietre molti lasciano dei foglietti di carta contenenti preghiere o desideri personali. Nella scultura i foglietti ci sono, in terracotta, tra alcuni blocchi, ma sono anche rappresentati dagli elementi di ceramica bianca, azzurra e blu collocati in alto a sinistra. Recalcati ha voluto così rappresentare in una sintesi artistica sia l’immobilità delle pietre sia il moto dei fogli che sembrano alzarsi in volo dal muro dirigendosi verso il cielo, in un simbolo che incarna la necessità dell’immanenza della memoria e l’elevazione della tensione verso Dio.
Sui blocchi di terracotta emergono in rilievo alcune lettere che vanno a formare le parole ebraiche Shalom (pace), Shoah (Olocausto) e Midor le Dor (di generazione in generazione). Parole significative, che richiamano la memoria e il desiderio della pace.