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Il dipinto è dominato dalla rappresentazione centrale di due mani affiancate con i pollici che si toccano: come dalle mani si sprigionano fasci di luce abbaglianti, così dal contatto tra le due dita scaturisce una fiamma. La rappresentazione della lampada si trasla in una raffigurazione umana in cui le otto dita divengono i lumi e il nono lume, unione dei due pollici, si traduce nello shammash. Con quest’opera l’artista celebra la vita e la luce dopo secoli di sofferenze, ma celebra nel contempo la forza che l’arte ha in sé: quella di unire su un comune terreno ogni diversità linguistica, culturale, identitaria.